domenica 17 luglio 2011

Poliziotto molestava Quagliarella e altri

CASTELLAMMARE DI STABIA - Tempestava le mail di personaggi famosi con messaggi di minacce, finte accuse e foto abilmente ritoccate per poi minacciarli. Poi, fingendosi amico delle vittime, tutti vip e tra questi Fabio Quagliarella, li contattava con una scusa e prometteva di risalire all’autore delle minacce.

In questo modo, ovviamente, stingeva amicizia con il personaggio famoso riuscendo ad ottenere in cambio numerosi benefit. La storia risale a qualche anno fa, quando l’attaccante della Juve riceve del materiale via internet che avrebbe potuto creare uno scandalo e danneggiare la sua fama calcistica. Lettere e, a quanto pare, anche fotografie imbarazzanti, abilmente ritoccate e modificate allo scopo di intimidirlo.

Foto false, un modo per spaventarlo e convincerlo a rivolgersi a un esperto di indagini telematiche. Una trama che, secondo le accuse della Procura, sarebbe stata orchestrata da un assistente capo in servizio presso la polizia postale di Napoli e scoperta dai suoi colleghi del commissariato di polizia di Castellammare di Stabia guidati dal primo dirigente Ferdinando Rossi e dal vicequestore Stefano Iuorio.

Durante la perquisizione a casa sua e nel suo ufficio sono state rinvenute anche alcune copie delle mail diffamatorie inviate: fondamentali per le indagini le denunce delle vittime. Incrociando le dichiarazioni delle vittime convocate presso il commissariato stabiese, gli investigatori hanno notato che l’uomo compariva in tutti i racconti di chi aveva ricevuto il materiale.

Dagli accertamenti lo stabiese sarebbe diventato quasi un «consulente-amico» delle sue vittime. Per tutti un’unica tecnica: utilizzare le e-mail o i social network per recapitare minacce e diffamazioni non vere e poi aiutare i malcapitati a liberarsi del problema. Nella rete nomi noti del mondo dello spettacolo, tra cui Guido Lembo patron dell’Anema e Core - in virtù di questa conoscenza l’agente sarebbe stato ospite gratuitamente sull’Isola Azzurra per dieci giorni - e numerosi nomi dell’imprenditoria napoletani: per tutti lettere anonime e fotografie ritoccate che ritraevano le vittime insieme a bambini. E ancora minacce di morte per i parenti come accaduto per Guido Lembo.

FONTE: IL MATTINO - MARIA ELEFANTE

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